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Sonnino, Sydney Costantino, barone.

Uomo politico italiano. Si laureò in Giurisprudenza a Pisa nel 1865 e, dopo aver tentato per breve tempo la professione forense, si diede alla carriera diplomatica (1867-73). Dopo aver ripreso gli studi, interessandosi in particolare ai problemi agrari, portò a termine, insieme a L. Franchetti, un'inchiesta su La Sicilia nel 1876 (1877), in cui all'analisi degli aspetti negativi del latifondo si accostava il biasimo per l'assenteismo dei proprietari terrieri del Mezzogiorno. Con Franchetti S. fondò la rivista “Rassegna settimanale” (1878-82) che, pur orientata verso un conservatorismo liberale, si fece promotrice di alcune ardite riforme, tra cui il suffragio universale e l'abolizione dell'imposta sul macinato. Nel 1880 fu eletto deputato, schierandosi con la Destra moderata. Chiamato da F. Crispi al sottosegretariato al Tesoro (1889), assunse poi il ministero delle Finanze (1893-94) e del Tesoro (1893-94 ad interim; 1894-96) e affrontò la crisi economico-finanziaria del Paese, riuscendo a risanare il deficit del bilancio statale con una serie di riforme (aumento dei dazi, imposizione di nuove tasse, maggiore controllo della circolazione monetaria). Divenuto capo dell'opposizione costituzionale, dopo le dimissioni di Crispi, nel celebre articolo Torniamo allo Statuto (“Nuova Antologia”, 15 gennaio 1897) asserì la necessità di tutelare lo Stato liberale contro il pericolo socialista e clericale tramite il rafforzamento dei poteri della Monarchia a scapito di quelli del Parlamento. Capo dell'opposizione liberal-conservatrice durante i Governi Zanardelli (1901-03) e Giolitti (1903-05), divenne presidente del Consiglio per due brevi periodi (febbraio-maggio 1906; dicembre 1909-marzo 1910). Ministro degli Esteri nel Governo Salandra (1914), allo scoppio della prima guerra mondiale S. avviò trattative con l'Austria-Ungheria per la restituzione di Trento e Trieste. Poiché tali negoziati si rivelarono inconcludenti, S. si risolse a entrare in guerra accanto a Gran Bretagna, Francia e Russia con la firma del Patto di Londra (26 aprile 1915): con tale accordo S. si prefiggeva di portare a termine il processo di unificazione dell'Italia e, tramite una politica di moderazione verso il Mediterraneo orientale, di mantenere l'equilibrio tra le altre grandi potenze. Nel corso della guerra partecipò al convegno di Saint-Jean-de-Maurienne insieme alle altre potenze dell'Intesa, per decidere la spartizione dell'Impero ottomano. Al termine della guerra S. partecipò, insieme a V.E. Orlando, alla conferenza di pace di Parigi, dove difese strenuamente le disposizioni del Patto di Londra, scontrandosi sia col presidente statunitense Th.W. Wilson sia con gli Alleati. Abbandonato il ministero degli Esteri con la caduta del Governo Orlando (giugno 1919), condusse la sua ultima battaglia parlamentare contro l'introduzione del sistema elettorale proporzionale, quindi si ritirò dall'attività politica, nonostante nel 1920 fosse stato eletto senatore. Tra le opere di S. pubblicate ricordiamo: Discorsi parlamentari (3 volumi, 1965) e Opera omnia (Diario, 1866-1922, 3 volumi, 1972; Scritti e discorsi extraparlamentari, 1870-1920, 2 volumi, 1972; Carteggio, 1914-1922, 2 volumi, 1974-75) (Pisa 1847 - Roma 1922).